A te, che capirai
Avrei potuto fare come tutti gli altri.
Sai, avrei potuto scriverti un messaggio, lo fanno
praticamente tutti. Anch’io li mando i messaggi ma, quando devo dire cose
importanti, il limite dei caratteri mi mette ansia. Che poi magari vengono
fuori dieci messaggi e uno si scoccia a leggerli, qualcun’altro si perde per le
infinite vie telematiche e non si capisce nemmeno cos’è che volevo dire. Poi
magari si perde completamente e non ti arriva mai e io, per mantenere le
tradizioni, mi incazzo pure e mi faccio baciare dalla paranoia che vive sulla
mia spalla. Sai, magari penso che non l’hai nemmeno aperto perché tanto se è
qualcosa di importante te lo dico a voce, o ti chiamo, o magari penso che l’hai
letto e te ne sei fregato perché… che ne so perché, potrebbero esserci miliardi
di motivi e nella vita non si sa mai!
E tra l’altro la tastiera del mio cellulare ha gli spasmi
come me e salta le lettere o le cambia, metti che ne salta o ne cambia proprio
una importante e stravolge tutto il senso della storia? Uno decide di
scriverti… che ne so… “Ti voglio bene, cazzo!”, poi arriva la mia tastiera
agonizzante e viene fuori qualcosa tipo… non so… “Voglio be cazzo!”. Tu che
capisci? Niente, appunto.
Tra le tante cose io sono pure un po’ contro le cose importanti
dette per messaggio, che poi li cancelli, li perdi, cambi telefono e non li
leggi mai più. A me ‘sti metodi nuovi stanno un po’ sulle palle. No, il
messaggio non avrebbe fatto per me.
Avrei potuto scriverti una mail ma, anche in questo caso, ci
sarebbero potute essere tante complicazioni. Tanto per cominciare avresti
potuto non controllare la posta elettronica per mesi, poi magari leggi la mail
in un momento sbagliato e a me prende male. Poi c’è lo spam. Non sottovalutare
mai lo spam! Uno perde giornate intere a cercare di scriverti una mail, la
invia, magari la connessione è avversa e ci mette il triplo del tempo e poi…
bam! Nello spam! E tu non la leggi più. Potrebbero anche fotterti la password e
la mail poi la riceve un hacker che io non ho mai visto in vita mia. No, la
mail non avrebbe funzionato.
Magari avrei potuto dedicarti una canzone. Troppo scontato,
tutti si dedicano canzoni, tante volte fanno anche schifo. È una tradizione che
fa tanto GiovaniPaninariDegliAnniOttanta, quelli se le beccavano sempre le
canzoni dedicate. Le radio esistevano per quello, per dedicare canzoni smielate
e pure un po’ pacchiane a persone che, nella stragrande maggioranza dei casi,
non capivano nemmeno che l’orribile regalo di cattivo gusto era per loro.
Poi non ci piacciono nemmeno le stesse canzoni. Immagina se
ti avessi dedicato i Depeche Mode o i Cure. Saresti caduto in depressione e non
avresti nemmeno capito bene il testo. Qualche gruppo che piace a tutti e due
c’è ma non credo sarebbe stato l’ideale. Non avrei certo potuto dedicarti
Orgasmatron dei Motorhead e nemmeno La canzone di Marinella del buon Faber.
Forse qualche canzone adatta esiste ma, non l’ho scritta io, quindi il concetto
sarebbe stato in ogni caso diverso da quello ideato nella mia testa. Si sarebbe
avvicinato ma non sarebbe stato perfetto.
Avrei potuto parlarti a voce ma, io non sono brava a
parlare. Poi le parole si possono fraintendere, si possono stravolgere, si
possono dimenticare e ricordare completamente cambiate. Prima o poi l’età avanza,
mica tra quarant’anni puoi ricordarti una cosa che ti ho detto in una giornata
umida e piovosa del novembre 2012. Tu non ti ricordi nemmeno quello che ti ho
detto ieri…
E le complicanze. Non dimenticarle mai! Potrebbe succedere
che a me viene voglia di parlarti e tu hai da fare e quando sei libero a me la
voglia è passata o ti guardo in faccia, mi viene da ridere e poi ci mettiamo a
ridere tutti e due e affanculo il momento giusto! O ti dico una parola, da lì a
te viene in mente che devi dirmi qualcos’altro e cambiamo argomento e poi io mi
dimentico cosa ti stavo dicendo e… vai! Giù con tutti i ricordi dell’infanzia e
dei traumi e delle leggende e quello che dovevo dirti non te lo dico più. E ci
rimango male e non ci riprovo nemmeno.
Può capitare che un giorno vengo lì che ti voglio parlare e
tu sei ubriaco e non capisci cosa voglio dirti o magari lo capisci però poi il
giorno dopo non te lo ricordi più e devo ricominciare. Oppure sono ubriaca io,
vengo a parlarti, sbiascico e tu non capisci o ti rendi conto che sono ubriaca
e non mi prendi sul serio e io parlo a vuoto. No, i discorsi non vanno bene,
sono troppo complicati e soggetti a variazioni.
Così, tra tutti gli altri eventuali milioni di metodi
esistenti per lanciarti un messaggio -che no elenco se no ci perdiamo in
chiacchiere inutili- ho deciso che questo è l’unico adatto. Tanto il mio blog
sta lì, lo leggi quando e se vuoi, io sono tranquilla perché il peso me lo sono
tolto e non ci penso più. Non c’è il rischio di perdere le mie parole perché
restano incollate qui e dubito che qualcuno le rubi. Scrivere mi riesce meglio
e mi imbarazza meno ed è, tutto sommato, più soddisfacente. Ti conservi questa
cazzata e non c’è rischio di perderla, né tu né io. E poi io avevo bisogno di
un mezzo di comunicazione stravagante e insolito, se no che figura ci faccio? Non
sono mai stata una persona banale…
Comunque, tutto quello che voglio dirti è: Ti voglio bene.
Tu dirai “Ma vaffanculo, tutto questo casino per ‘sta minchiata? Me lo dici
tutti i giorni!”.
Lo so, ma questo è diverso perché, rispetto a quello degli
altri giorni, non rischia di perdersi, di essere frainteso, stravolto,
incompreso o cambiato dalla delirante tastiera del mio inutile cellulare.
Il sottofondo ci sta sempre. Nulla di personale, nessun riferimento nel teso. Solo una questione di ricordi che condivido con te...
E' sicuramente tanto fortunata la persona a cui hai dedicato questo post, si vede che ci tieni: tanto da farti mille paranoie su come dirgli "ti voglio bene" nel modo più perfetto possibile =)
RispondiEliminaAnche io non sono brava a parlare, anzi sono pessima! Arrossisco, mi inceppo, balbetto cose insensate...il tipo di comunicazione che preferisco è quello scritto e possibilmente attraverso carta e penna oppure...atraverso un blog!
Comunque i cellulari sono una dannazione ti racconto questa:
avrò avuto 15 anni (quindi facevo cose molto bimbaminchiose), era una serata di Halloween ed ero ubriachissima. Mi era saltato in mente di mandare un messaggio ad un ragazzo con cui uscivo all'epoca e da cui ero particolarmente presa.
Volevo scrivere "è grazie a te se sorrido" ubriachissima gli ho mandato il messaggio. Lo rileggo la mattina dopo tra gli inviati e mi accorgo di avergli scritto "è gay a te se sorrido"....in sostanza, mai scrivere messaggi da ubriachi XD
Ahahahah i messaggi mandati da sbronzi sono quelli più pericolosi!
RispondiEliminaSe la persona a cui ho dedicato questo post è fortunata non lo so, avermi tra i piedi non è facile, però sicuramente è tanto paziente :D