venerdì 19 aprile 2013

Memorie di una patetica non-atletica



Sin da quando ero piccola sono sempre stata un maschiaccio. Nessuno diceva mai “Guarda che bella bambina!”, ero sempre quella con i capelli corti che odiava le gonne. I fiocchetti mi stavano profondamente sul cazzo.
Non sono mai stata un pezzo di gnocca, generalmente sono quella che NoSaiTiVedoPiùComeUn’Amica, quella a cui puoi dire che vuoi fotterti quella col culo bello e che io il culo bello non ce l’ho.
La prestanza fisica poi non l’ho mai avuta. Io da piccola disegnavo e leggevo, alla bambole la testa la staccavo a morsi.
All’asilo entravo nel panico quando ci portavano a giocare in giardino, lo scivolo mi metteva ansia perché non ci sapevo salire, l’altalena mi inquietava e quella che girava andava sempre troppo forte per i miei gusti.
Al gioco del fazzoletto non mi ci facevano nemmeno partecipare perché non correvo abbastanza, ecco perché le giornate di sole mi facevano schifo. “Andiamo fuori in giardino” era sinonimo di “Gli altri giocano, tu sta’ ferma sulla panchina fin quando non rientriamo” e così parlavo alle lucertole.
Nel frattempo c’era chi, nella mia famiglia, si ostinava a vedere atleticità pervadere il mio corpo e mi prospettava un futuro da ballerina alla Scala.
In realtà le lezioni di danza non promettevano niente di buono per la ragazzina con la frangetta negli occhi. Io stavo dietro e non dovevo nemmeno muovermi troppo, ero troppo maschile e se non mi si vedeva troppo era meglio per tutti. E poi ero goffa, impacciata come un elefantino in tutù.
Alle elementari beh… non vale nemmeno la pena di dirlo che ai Giochi della Gioventù non mi ci portavano SeNoPoiPerdevamo.
Con gli anni le lezioni di danza sono andate peggiorando, più crescevo e più diventavo maschile. Io non ero fatta per essere una ballerina, non ero abbastanza carina per farlo.
Crescendo ho imparato a stare seduta per ore intere senza alzare gli occhi dai libri, mi isolavo e le giornate passavano.
Il calcio non mi piace, il basket non mi si addice, la danza è troppo femminile per me, lo skateboard mi ha procurato solo un mucchio di cicatrici, il pugilato non me l’hanno mai fatto fare, il nuoto mi inquieta e in bicicletta non ci so andare.
Ho tentato danza del ventre piena di entusiasmo e voglia di diventare una sensualissima e voluttuosa ballerina con tanto di velo e sonaglini. La verità è che pure oggi sono ancora troppo maschile e incriccata. Non riesco nemmeno a toccarmi la punta delle dita con le mani!
A vent’anni, ho tentato una partita basket, con unico risultato la disfatta totale, una faccia incazzata PerchèCiCredoNelleCoseCheFaccio e la consapevolezza nel cuore che è meglio quando guardo e non partecipo.
Io non sono fatta per muovermi, non sono fatta per saltare e correre e ballare, non ho il fisico e manco la testa. Sono così traumatizzata dall’essere la peggiore che lo sono.
Io sono quella che è sempre andata bene a scuola, che scrive, al massimo disegna. A parte le mani non ho mai saputo muovere altro.
Sono ancora quella che sembra un maschio, che odia i tacchi e tutte quelle stronzate da femmina, sono quella che a quindici anni si vestiva da uomo PerchèSiSentivaMeglio. Sono quella che si siede a gambe aperte e beve birra in quantità industriali, quella che se si incazza ti urla dietro e ti prende a parolacce, nel peggiore dei casi a schiaffi e gomitate. Io la femminilità non l’ho mai sfiorata nemmeno con un dito.
Non ho un bel fisico, non sono bella fuori e forse manco dentro. Magari ho un bel cervello.
La verità è che non sono portata, quando ero piccola ero quella che odiava le principesse e tifava per i cattivi. Io più che il principe azzurro sognavo di sputargli in un occhio, fottergli il cavallo e scappare nei boschi.
La verità è che nessuno si ricorderà mai di me per qualche abilità particolare.
La verità è che io non sarò mai una ballerina, una pattinatrice sul ghiaccio, una tennista o una pallavolista.
La verità è che gli sport mi deprimono e preferisco iscrivermi alla maratona del libro.

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