Sin da quando ero piccola sono sempre stata un maschiaccio.
Nessuno diceva mai “Guarda che bella bambina!”, ero sempre quella con i capelli
corti che odiava le gonne. I fiocchetti mi stavano profondamente sul cazzo.
Non sono mai stata un pezzo di gnocca, generalmente sono
quella che NoSaiTiVedoPiùComeUn’Amica, quella a cui puoi dire che vuoi fotterti
quella col culo bello e che io il culo bello non ce l’ho.
La prestanza fisica poi non l’ho mai avuta. Io da piccola
disegnavo e leggevo, alla bambole la testa la staccavo a morsi.
All’asilo entravo nel panico quando ci portavano a giocare
in giardino, lo scivolo mi metteva ansia perché non ci sapevo salire,
l’altalena mi inquietava e quella che girava andava sempre troppo forte per i
miei gusti.
Al gioco del fazzoletto non mi ci facevano nemmeno
partecipare perché non correvo abbastanza, ecco perché le giornate di sole mi
facevano schifo. “Andiamo fuori in giardino” era sinonimo di “Gli altri
giocano, tu sta’ ferma sulla panchina fin quando non rientriamo” e così parlavo
alle lucertole.
Nel frattempo c’era chi, nella mia famiglia, si ostinava a
vedere atleticità pervadere il mio corpo e mi prospettava un futuro da ballerina
alla Scala.
In realtà le lezioni di danza non promettevano niente di
buono per la ragazzina con la frangetta negli occhi. Io stavo dietro e non
dovevo nemmeno muovermi troppo, ero troppo maschile e se non mi si vedeva
troppo era meglio per tutti. E poi ero goffa, impacciata come un elefantino in
tutù.
Alle elementari beh… non vale nemmeno la pena di dirlo che
ai Giochi della Gioventù non mi ci portavano SeNoPoiPerdevamo.
Con gli anni le lezioni di danza sono andate peggiorando,
più crescevo e più diventavo maschile. Io non ero fatta per essere una
ballerina, non ero abbastanza carina per farlo.
Crescendo ho imparato a stare seduta per ore intere senza
alzare gli occhi dai libri, mi isolavo e le giornate passavano.
Il calcio non mi piace, il basket non mi si addice, la danza
è troppo femminile per me, lo skateboard mi ha procurato solo un mucchio di
cicatrici, il pugilato non me l’hanno mai fatto fare, il nuoto mi inquieta e in
bicicletta non ci so andare.
Ho tentato danza del ventre piena di entusiasmo e voglia di
diventare una sensualissima e voluttuosa ballerina con tanto di velo e
sonaglini. La verità è che pure oggi sono ancora troppo maschile e incriccata.
Non riesco nemmeno a toccarmi la punta delle dita con le mani!
A vent’anni, ho tentato una partita basket, con unico
risultato la disfatta totale, una faccia incazzata PerchèCiCredoNelleCoseCheFaccio
e la consapevolezza nel cuore che è meglio quando guardo e non partecipo.
Io non sono fatta per muovermi, non sono fatta per saltare e
correre e ballare, non ho il fisico e manco la testa. Sono così traumatizzata
dall’essere la peggiore che lo sono.
Io sono quella che è sempre andata bene a scuola, che
scrive, al massimo disegna. A parte le mani non ho mai saputo muovere altro.
Sono ancora quella che sembra un maschio, che odia i tacchi
e tutte quelle stronzate da femmina, sono quella che a quindici anni si vestiva
da uomo PerchèSiSentivaMeglio. Sono quella che si siede a gambe aperte e beve
birra in quantità industriali, quella che se si incazza ti urla dietro e ti
prende a parolacce, nel peggiore dei casi a schiaffi e gomitate. Io la femminilità
non l’ho mai sfiorata nemmeno con un dito.
Non ho un bel fisico, non sono bella fuori e forse manco
dentro. Magari ho un bel cervello.
La verità è che non sono portata, quando ero piccola ero
quella che odiava le principesse e tifava per i cattivi. Io più che il principe
azzurro sognavo di sputargli in un occhio, fottergli il cavallo e scappare nei
boschi.
La verità è che nessuno si ricorderà mai di me per qualche
abilità particolare.
La verità è che io non sarò mai una ballerina, una
pattinatrice sul ghiaccio, una tennista o una pallavolista.
La verità è che gli sport mi deprimono e preferisco iscrivermi alla maratona del
libro.
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