I problemi cominciarono quando diventarono grandi e non se
ne accorsero, quando dovettero buttare all’aria le macchinine e distruggere la
casetta di cartoni.
Diego fissava il soffitto mentre Marta arrotolava un po’
d’erba nella cartina. Le pareti di legno trasudavano ansia.
“Guardaci Marta, guarda come siamo ridotti!”. Gli occhi
verdi della ragazza si socchiusero, sospirò e si mise a sedere sul materasso
che campeggiava sul pavimento.
Il fumo dell’incenso impregnava i cuscini buttati qua e là,
una candela piangeva in un angolo le sue ultime lacrime di cera.
“Diè… mi ami?” tirò una boccata dallo spinello e si scorticò
un po’ di smalto rosso dall’unghia dell’indice.
“Che cazzo di domande fai?” Diego le sfiorò un braccio e le
tolse la sigaretta dalle dita, un po’ di cenere cadde sulla maglietta bucata
del ragazzo. Marta si passò una mano sul viso macchiandosi di mascara le mani
piccole e consumate.
“Non abbiamo concluso un cazzo Marta, io non ho concluso un
cazzo” affondò la faccia sul cuscino sperando di soffocare.
Le lacrime rigarono il volto della ragazza, mordicchiava le
perline colorate dei suoi braccialetti ma, in fondo, sperava di prendere a
morsi la sua stessa vita.
“Marta… che cazzo piangi?” Diego si mise a sedere e le cinse
le spalle col braccio. “Oh e dai…”
“Scusa Diè” si scostò le ciocche nere dagli occhi e affondo
nel suo petto.
“Marta che ce ne frega, non ce ne frega un cazzo! Ci hanno
tolto tutto ma, vaffanculo noi ci siamo ancora”
“E se te ne vai Diè? Se te ne vai che cazzo ci resta?”
lasciò che il fumo le raschiasse la gola.
“Io sto qua”. Marta sorrise.
I Gogol Bordello rendevano il quadretto credibile. Trough
the roof and underground.
“Sai cos’è Diè… i problemi sono cominciati quando abbiamo
scoperto che i mostri non erano sotto il letto ma tutt’intorno. E l’abbiamo
scoperto troppo presto”.
Diego annuì, infilò una mano nei pantaloni della ragazza e
la tirò a sé.
“Non importa, teniamoceli questi cazzo di mostri,
facciamoceli amici e poi andiamo ubriachi sulla luna”
Marta sollevò la maglietta di Diego e lo baciò sul petto
“Ubriachi sulla luna?”
Il ragazzo imbronciò il labbro come fanno i bambini “Io qua
non ci voglio stare…”
“Nemmeno io” disse lei accarezzandogli i capelli.
“E allora ubriachiamoci sulla luna”
Qualcuno piange al funerale di due poveri stronzi. Qualcuno
nemmeno si ricorda di Marta e Diego. Qualcun altro li ricorda come quelli
vestiti male.
Qualcuno porta i fiori, qualcuno una bottiglia di vino.
Almeno avranno quello che volevano.
Almeno ora sono ubriachi sulla luna.
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