lunedì 9 marzo 2015

Ero bellissima



Ero bellissima.
Un tempo lo ero.
È cominciato tutto quella fottuta estate del 2008, quando nel parcheggio mi disse che non potevamo stare insieme. Gli acidi erano sicuramente più interessanti della giovane darkettona che ero.
Se n’è andato così il primo strato di pelle lucida e perfetta, insieme all’ombra di un tossico che si è perso per strada e nessuno ha mai più mai più visto.
E io me la ricordo ancora quella sera d’estate, con i pantaloncini neri e la maglietta di Batman, col vuto negli occhi sulla via del ritorno.
Poi c’è stata lei, che pensava di essere lesbica, non aveva mai avuto un ragazzo. C’ero solo io. E per me lei era tutto, ho ancora i suoi cimeli da qualche parte, regali che, negli anni, hanno continuato a trapassarmi il cuore ma non c’ho fatto caso e ho tenuto tutto.
Un giorno ha capito improvvisamente che in fondo, in fondo, il cazzo le piaceva. Ho incassato il colpo e sono andata avanti, con la testa più bassa del solito e la faccia un po’ più consumata.
E poi è stato il turno di quello che mi voleva inchiodata a lui, come un atroce Gesù Cristo in croce.
Non ho retto, perché io non ce la facevo a stare tutto il tempo con i chiodi nelle mani senza dire niente.
Sono scappata.
Da lui, da me. Da me.
A quel punto avevo già perso gran parte della mia bellezza. Magra, smunta, straimbottita di tranquillanti. Ma ero in piedi.
Mi nascondevo e basta. Lo sapevo già di aver perso. Quello è stato il giorno in cui ho capito che sarei scivolata nel baratro.
E il coltello ce l’avevo, per farla finita, per smettere di consumarmi. Era il momento di arrestare la decadenza.
È stato allora che è arrivato lui, con una bottiglia di vino e tutto il buon senso per farmi fermare.
Ho gettato il coltello e mi sono presa lui.
Tanto i tagli si son fatti lo stesso.
Ho seriamente creduto, per anni, che niente sarebbe stato mai più come prima.
Ho seriamente creduto che sarei tornata bellissima e che lo sarei rimasta per il resto dei miei giorni.
Quello è stato il giorno in cui ho firmato la mia condanna.
Perché poi di tutto lo splendore non è rimasto niente, io sono diventata ingombrante, insoddisfacente.
Io non sono più la persona perfetta che ero.
Né per me né per lui.
E adesso?
Adesso c’è solo una maschera distrutta dal tempo, dalle ferite, da tutti i tentati suicidi andati a puttane insieme a tutti quelli che sono entrati nella mia vita per prendersi il meglio di me e tornare a farsi i cazzi propri.
Il problema è che vi siete portati tutto, a me avete lasciato solo le cicatrici e la consapevolezza che non farò entrare mai più nessuno nella mia vita e che non ho più nemmeno un cazzo da dare.
Che farò?
Non lo so, forse continuerò a strafarmi di Xanax fino al resto dei miei giorni.
Forse riuscirò finalmente a liberarmi.
Ancora non lo so.
Per ora, piango.
Ora come ora, sono orribile.