giovedì 31 gennaio 2013

Il corvo e lo scrittoio



Marlene appollaiata sul davanzale stacca brandelli di carne cruda e li manda giù senza ritegno. Io la osservo seduta sulle scale senza disgusto e con poco interesse. Si ferma e mi guarda con i suoi occhi vitrei e neri, inclina la testa da un lato e la incassa nelle spalle, sembra voglia dirmi qualcosa ma non lo fa. Marlene è sempre così, arriva bussando alla finestra, strappa pezzi di carne e li manda giù senza pensarci, resta ad ascoltarmi e poi va via. Mi punta addosso i suoi occhi rotondi e neri come perle, sembra volermi dire qualcosa ma non lo fa mai.
Io sono sempre così, le apro la finestra, le lascio la sua porzione quotidiana sul davanzale e la osservo seduta sulle scale. A volte le racconto di me, delle mie giornate e delle mie tragedie, dei miei attimi di vita in frantumi, a volte piango con Marlene che mi sfiora il braccio e mi scompiglia i capelli.
Le canto qualcosa, “Sono come tu mi vuoi” dei CCCP è la prima cosa che mi viene in mente e gliela canto, mentre lei continua a sbrindellare pezzi di carne insudiciandomi di sangue il terrazzo. L’odore mi pizzica il naso ma non ci faccio caso, a lei piace così.
Guarda il cielo, probabilmente ha visto qualche uccello volare e lo sta puntando, lascia il suo pranzo e viene accanto a me. Io continuo a cantare, Marlene sembra non gradire la mia canzone. Provo a cambiare, la sua preferita “The House of Rising Sun” degli Animals. Cambia atteggiamento.
Io piango e canto, Marlene affonda nei miei capelli, mi sfiora il collo e canta con me. È sgraziata Marlene, gracchia e non azzecca nemmeno una nota ma, pare divertirsi. A modo suo, mi consola con i suoi silenzi e le sue grida sguaiate.
Mi alzo per prendere una sigaretta e lei mi viene dietro, nero vestita, puntandomi i suoi occhi vitrei. Mi sfiora il viso e si poggia sul mio braccio mentre una Camel prende fuoco tra le mie labbra.
“Sai Marlene, ti invidio, tu sei libera Marlene” le dico ingoiando lacrime grosse come biglie che mi si incastrano tra la gola e il cuore. Mi stringe il braccio e gracchia, come sempre. A modo suo mi consola Marlene.
Mi scompiglia i capelli e si liscia le penne per poi spiccare il volo.
Vedo il mio corvo sparire tra i comignoli, le faccio un segno con la mano così, per salutarla,
e resto a guardare il cielo. La sento gracchiare forte.
Il sole mi punge gli occhi, c’è un’atmosfera vagamente pseudo-primaverile. Rientro e aspetto che Marlene venga a bussare ancora alla mia finestra per mangiare la sua carne cruda mentre mi ascolta e, a modo suo, mi consola.
È un corvo sui generis la mia Marlene, libera e tenera. Non graffia mai con il becco, non punta mai ai miei occhi, nonostante me li guardi scintillare in continuazione. Non fa male Marlene quando con le zampe mi stringe il braccio e mi becca affettuosa la guancia e mi scompiglia i capelli.
Cos’hanno in comune un corvo e uno scrittoio, Alice, tu lo sai?
Caro Cappellaio, non sono Alice e non so nemmeno che tipo di corvi e scrittoi hai visto nella tua vita. I miei sicuramente qualcosa in comune ce l’hanno. Il mio corvo e il mio scrittoio conservano le mie tragedie e le mie gioie, i miei sogni e le mie sconfitte. Marlene se li porta nascosti tra le penne che ha sulle ali, il mio scrittoio se li tiene stretti nelle penne sparse qua e la, tra i libri e gli incensi.

martedì 29 gennaio 2013

Felix felicitas. O di come sono felice con te.



Felicità è svegliarmi e chiamarti e tu che non mi rispondi, tu che mi richiami con la voce impastata di sonno.
Felicità è tu che mi dici di venire da te così passiamo la mattinata insieme e poi pranziamo, io che ti dico che mi vesto e arrivo e faccio ritardo di quasi un’ora.
Felicità è piombare nella tua stanza con le finestre chiuse e tu arrotolato nelle coperte che sembri un orso in letargo e mi fai cenno di abbracciarti.
Felicità è infilarmi nel tuo letto come un’ombra e coccolarti e darti un bacio.
Felicità è ImprofumamiIlLettoCheQuandoNonCiSeiSentoIlTuoOdoreESembraCheSeiConMe e io che ti accarezzo perché sei tanto tenero.
Felicità è io che ti riempio di baci e ti guardo mentre dormi che sei bellissimo.
Felicità è io che ti canto Aghia Sophia e tu che la scambi per Requiem for a dream perché “è proprio uguale”.
Felicità è tu che mi dici che forse dovremmo alzarci a cucinare e intanto resti sopra di me e io non posso alzarmi.
Felicità sono le nostre risate e i tuoi piedi gelidi, io che ti parlo e tu che annuisci e poi RipetiCheNonTiHoSentita.
Felicità è guardarti fare avanti e dietro nella cucina mentre pensi a un piatto da preparare e io che resto vicino la porta e sorrido.
Felicità è tu che “Facciamo la carbonara” e io che annuisco.
Felicità è “Mettiamoci il salame che il prosciutto non ce l’abbiamo”.
Felicità siamo noi che ci lamentiamo uno dell’altro quando in realtà non abbiamo proprio niente da lamentare e ridiamo e ridiamo e ridiamo.
Felicità è io che sono stupida e tu che sei un idiota.
Felicità è io che giro la pasta all’infinito e tu che sbatti le uova.
Felicità è mangiare contenti che la PastaÈProprioBuona e tu che mi fai annusare il pepe per sentirne il profumo ma senza avvicinarmi troppo se no stranutisco.
Felicità è il dilemma del panino con le olive o quello con i semini del cazzo.
Felicità è tu che c‘hai gli occhi luccicanti quando mi parli di coltelli e di film western e io che rido con gli occhi luccicanti perché sei bello da morire.
Felicità è “Per un pugno di dollari in più, no aspetta, come cazzo si chiama?” e noi che ridiamo con le lacrime.
Felicità è tu che le canzoni di Ennio Morricone non me le canti che Dulce Pontes c’ha la voce alta e non ci arrivi.
Felicità è tu che mi fai vedere i programmi con i pesci per farmi passare la fobia.
Felicità è io che lavo i piatti e tu che mi baci il collo.
Felicità è tu che mi guardi mentre ho le mani bagnate e piene di schiuma e mi dici che sono bella. Felicità è SeiDiventataTuttaBellaCicciottaMiPiaci.
Felicità è fare il caffè e tu che aspetti il filtro però io mi sono abbioccata e non te lo do.
Felicità è bere il caffè e parlarti in spagnolo perché SonoLaTuaPoliglottaEFaremoTantiViaggiInsieme.
Felicità sono gli schiaffi affettuosi e i rotolamenti sul divano.
Felicità siamo io e te che ridiamo sempre e siamo scemi e ci vogliamo theeeeento beneeeee, ma davvero eh!
Felicità è tu che mi sollevi e mi sposti come se fossi un pupazzo e io che ti tocco la pancia perché MiPiaceLaTuaPancia.
Felicità è passare una giornata con te che mi prendi in giro e mi tiri le pacche sul culo.
Felicità è tu che vai all’officina e io che vado al negozio ma ci vediamo più tardi e il bacio sulla soglia della porta.
Felicità sono i baci e gli abbracci.
Felicità è che qualcosa per cui ridere ce l’abbiamo sempre.
Felicità è i viaggi che progettiamo e chi lo sa se li faremo mai.
Felicità è i tappi della birra che mi regali e io li tengo in tasca e le foglie di salvia e rosmarino nel portafogli.
Felicità è sentire il tuo odore sui miei vestiti e affondare il naso nella mia Gothsciarpa per sentirlo meglio mentre cammino per strada.
Felicità è tu che “Guarda che ‘sta sera vedo Lazio-Juve” e io che “E io che c’entro?”
Felicità è ricordarci di quanto tempo è passato e di quante cazzate abbiamo detto e fatto, però ci siamo divertiti.
Felicità è io che faccio le facce strane e tu che sorridi, chè sei proprio bello quando sorridi.
Felicità è tutto.
Felicità è tu e io.
Felicità è “Perché ci vogliamo così bene?” e “Boh, non ne ho idea” e gli elenchi di buoni motivi per volercene.
Felicità è stare con te che TantoNoiCiSiamoEPoiChiSeNeFrega.

giovedì 24 gennaio 2013

Madre Vaniglia

Vaniglia, è l'odore che più mi piace, dolce fino a farti sentire voluto bene, una specie di perenne abbraccio. Vangilia, non è il mio nome ma me lo sono appiccicato addosso dopo che qualcuno, durante una serata estiva calda e umida da far mancare l'aria, mi ha dettoaffondando la faccia nel mio collo "Sei la mia vaniglia". Quella persona è ancora accanto a me oggi.
Vaniglia è quello che dirò che sono stata quando i vent'anni saranno passati, è quello che racconterò di me guardandomi allo specchio e annusando i miei vestiti. Anche se di anni ne avrò trenta, sono sicura, continuerò e assere Vaniglia e le mie sciarpe saranno ancora impregnate di fumo di sigarette che si confonde con la dolcezza, sapranno ancora di vita e morte, di baci e dolori. E le mie borse saranno ancora stracolme di sogni e barrette di cioccolata, di agendine e libri, di me e un po' di voi.
Sono sicura che sarò ancora Vaniglia quando un giorno, se un giorno, sarò madre, quando la mia ipotetica sterilità andrà a farsi fottere e la mia pancia si gonfierà a dismisura rischiando di farmi saltare via il piercing.
Sarò ancora Vaniglia quano un giorno forse, avrò una figlia e le racconterò di come mi sono appropriata di questo nome. E le racconterò tutto, delle mie notti insonni, delle sbronze, delle nottate in spiaggi, dei falò, del vino e delle chitarre scordate, degli amici che ci saranno ancora, qualcuno forse sarà andato via ma ce lo ricorderemo ancora. Racconterò a mia figlia di come passavo le mie giornate a leggere libri e a sognare una vita migliore che non so se sarà arrivata e che, se non dovesse essere mai arrivata, si sarà sicuramente addolcita con il suo arrivo. Le racconterò dei viaggi e delle speranze, delle notti fuori casa, dei portoni chiusi e dei lavori cercati disperatamente.
Vaniglia, lo sarò ancora quando la vestirò e le dirò che le voglio bene e che sua madre è sempre stata un po' fuori di testa, le farò vedere le foto di quando avevo i capelli fuxia e lei riderà, a me scapperà una mezza lacrima di nostalgia. Le farò vedere i vecchi vestiti di Vaniglia e le foto e le racconterò di quando piangevo ai concerti e cantavo, di quando bevevo troppo e amavo il mondo.  Guarderà i miei tatuaggi e faremo scandalizzare gli alti genitori quando andrò a prenderla da scuola vestita di nero e con gli anfibi.
Sarò ancora Vaniglia quando le racconterò delle persone che ho amato, quando le racconterò che sua madre ogni tanto ha amato degli uomini e ogni tanto ha amato pure le donne. Sì, perchè a mia figlia racconterò di quando avevo una migliore amica e tra un caffè e un ti voglio bene ogni tanto ci scappava un bacio. Perchè non c'è niente di male a far sapere a tua figlia che, ogni tanto, delle donne le hai amate e sono state importanti per te . Perchè mia figlia deve sapere che se mai un giorno amerà una donna non dovrà avere paura e il suo primo pensiero non dovrà essere "Cosa penserà di me mia madre?". Il suo primo pensiero dovrà essere "Mia madre sarà contenta perchè mi ha insegnato che l'amore è ovunque, l'amore è amore che io ami un uomo o una donna".
Mia figlia saprà che sua madre, Vaniglia, non avrà alcun problema a vederla mano nella mano con un uomo o con una donna o magari in mezzo ai due.
Sarò ancora Vaniglia quando mia figlia avrà me e un padre, forse un'altra madre o, forse, avrà  me, un padre e una madre.
Io comunque sarò sempre Vaniglia.